Torniamo a parlare di come iniziare il nostro romanzo.
L’incipit è costituito dalle prime righe effettive del racconto: da un lato esse devono introdurre la storia, dall’altro è preferibile che coinvolgano rapidamente il lettore grazie a una introduzione capace di mettere in moto l’immaginazione e invogliare alla lettura. La prima parte di un romanzo, o di un racconto, è sempre critica perché deve catturare chi legge e inserirlo nel mondo della storia, mettendolo a proprio agio. Un incontro-scontro non molto semplice da gestire.
Di seguito le prime righe de I sotterranei di Jack Kerouac:
Una volta ero giovane e avevo le idee molto più chiare e sapevo parlare di tutto con intelligenza nervosa e con lucidità e senza bisogno di tanti preamboli letterari come questo; in altre parole questa è la storia di un uomo insicuro di sé, al tempo stesso di un egomaniaco, naturalmente, non sto affatto scherzando – tanto per cominciare dal principio e lasciare che la verità venga a galla, ecco quello che farò – Cominciò una calda sera d’estate – ah, lei era seduta su un parafango con Julien Alexander che è… fatemi cominciare dalla storia dei sotterranei di San Francisco…
Julien Alexander è l’angelo dei sotterranei, i sotterranei è un nome inventato da Adam Moorad poeta e amico mio che diceva: “Sono hip ma non se la tirano, intelligenti ma non pallosi, intellettuali marci che sanno tutto di Pound senza fare i saccenti o parlarsi addosso, tranquilli e pacifici come tanti gesucristi“. Julien è un vero gesucristo. Scendevo giù per la via con Larry O’Hara vecchia spugna fradicia amico mio inseparabile di tutte le volte che a San Francisco nelle mie lunghe e frenetiche e pazze scorribande mi sbronzavo e in effetti andavo a scrocco dagli amici con tale “paracula” metodicità che nessuno si prendeva più la briga di notare o dichiarare che sto o stavo sviluppanto, nella mia giovinezza, pessime abitudini da scroccone anche se naturalmente lo notavano ma mi volevano bene e come diceva Sam “Vengono tutti a far benzina da te amico, devi avere in corpo un bel distributore” o cose del genere, – vecchio Larry O’Hara sempre carino con me, giovane pazzo imprenditore irlandese di San Francisco con una librerira che aveva un retrobottega balzacchiano dove si fumava erba e si parlava dei tempi andati della grande band di Basie o dei tempi del grande Chu Berry…”
Grazie a queste poche righe non solo l’autore mette in scena magistralmente l’ambientazione del suo romanzo, spiegando nei dettagli – in poche righe – il mondo in cui i personaggi si muovono, i loro vizi e le loro passioni, i rapporti che intercorrono tra alcuni di loro e una prima descrizione del protagonista della vicenda. Kerouac, inoltre, grazie allo stile che gli è proprio, riesce a trasportare su carta il racconto come se stesse descrivendo una riflessione, un ricordo effettivo, dove la mente salta da un punto all’altro, ricollegando personaggi a fatti a loro connessi, o determinate situazioni per saltare d’improvviso ad altre simili legate a particolari aneddoti. L’efficacia dell’incipit de I sotterranei è nella bravura dell’autore e nel suo particolare stile.
Pensiamo a un altro incipit: Il falcone maltese di Dashiel Hammet:
Pronunciata e ossuta, la mascella di Sam Spade presentava un mento appuntito che sporgeva da sotto l’arco più dolce delle labbra. Quella stessa forma appuntita riviveva poi, ridotta, nelle narici arcuate. Gli occhi erano regolari e d’un grigio giallognolo. Nell’arco delle sopracciglia folte, che partivano da due solchi gemelli dritto sopra al naso aquilino, ritornava ancora la forma appuntita mentre i capelli, castano chiaro, si spingevano a punta, anch’essi, sulla fronte, con un’accentuata stempiatura ai lati. Sembrava un satana biondo. Quasi attraente.” , eccoti presentatol’hard boiled americano; da qui hanno preso spunto tutti i grandi detective del poliziesco dagli anni Trenta a oggi… Come dire: per scivere bisogna imparare. Dai maestri.